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Ventisettesimo giorno

giugno 28, 2022

L’aereo per Medellin ha un ritardo di circa tre ore, per cui si partirà col buio. La temperatura dell’aria condizionata è troppo bassa e purtroppo ho già consegnato i bagagli. Faccio conoscenza con un ragazzo olandese di ventisette anni che è in giro per il mondo da quattro anni. È stato in tutti i continenti tranne l’Africa. Ogni tanto si ferma a lavorare qualche settimana in giro. Pensa di ritornare a casa entro fine anno. La cosa mi incuriosisce. Lui dice che scelte di questo tipo rientrano facilmente nella cultura del suo paese. I genitori e la sorella lo supportano ma non finanziariamente. È un ragazzo molto educato e colto. Si percepisce chiaramente la ricchezza che ha assimilato in questi anni. Dice che si può studiare sui libri ma anche girando ed entrando nelle culture dei popoli. Non utilizza i socials ad eccezione di quelli utili per viaggiare come Couchsurfing o Work away, prende solo delle annotazioni su un piccolo libretto. Essendo vegano deve anche destreggiarsi tra le varie cucine, in alcuni paesi è più complicato. Naturalmente, mi dice, questa è solo una parentesi della sua vita. In sostanza lui si sente un cittadino del mondo. La cosa che più lo ha fatto riflettere sono le condizioni di povertà che permangono tuttora in molti paesi e come questo ti aiuti ad apprezzare quello che hai, a non pretendere, a non lamentarti, ad adattarti, a saper rinunciare a tante comodità. Viaggiare da soli è un modo per viaggiare, non è l’unico. Anche viaggiare con qualcuno e condividere i vari momenti è bello. Io penso che ci sia un tempo per l’uno e un tempo per l’altro. Non bisogna per forza essere esclusivi, ancorarsi su un concetto fisso. Il mio viaggio dopo questo incontro assume un ridimensionamento. “Gigi” penso tra me e me. “Te se via da solche un mese”. Io penso in dialetto alcune volte, soprattutto nelle sentenze conclusive. L’aereo finalmente decolla. L’aeroporto di Medellin è lontano dalla città, per fortuna la prima notte ho trovato una sistemazione molto vicina e mi vengono anche a prendere. L’impatto con la Colombia è caloroso. Sono tutti gentilissimi e amichevoli. La coincidenza vuole che l’Atletico Nacional (squadra cittadina) proprio stasera conquisti lo scudetto di calcio e quindi la festa è ovunque. Un tifoso mi offre l’Aguardiente che sarebbe la loro grappa. Appena finisce il trambusto mi addormento. L’indomani arrivo in città con l’autobus, lascio i bagagli in hotel e mi avvio nei posti che mi ero segnato. Il taxi mi porta in Piazza Botero. Proprio nei pressi c’è un quartiere da evitare. Il taxista mi invita ad alzare i finestrini e chiudere la porta dall’interno. Ammucchiate sui marciapiedi centinaia di senzatetto, drogati, volti sinistri, violenti, sicuramente pronti a tutto. Passiamo oltre. Nella piazza ci sono ventitre sculture di questo artista, c’è anche il museo dedicato in gran parte a Fernando Botero, che era anche un pittore. Purtroppo oggi è chiuso. I bronzi raffigurano donne, uomini e animali, in formato extralarge, voluttuose. Poi vado a visitare il museo della memoria che racconta la storia della Colombia dopo la seconda guerra mondiale. Una storia fatta di sangue e violenza, legata alla corruzione politica, a dittature, a scontri sociali e al narcotraffico. Prima di tutto questo Medellin godeva pacificamente della sua splendida posizione geografica in questa valle tra le montagne, una terra ricca e fertile dove i contadini (campesinos) convivevano tranquillamente con gli afro-americani. Il personaggio più noto e controverso è sicuramente Pablo Escobar il più grande e ricco narcotrafficante di tutti i tempi con un impero che lo ha annoverato tra le sei persone più ricche del pianeta. Il suo fascino sinistro è legato al fatto che accanto ai suoi efferati omicidi compiuti quasi sempre da sicari e ad una criminalità spietata si legava ai più poveri della città costruendo ospedali, campi da calcio e case. Questo gli procurava la protezione quando si nascondeva nei quartieri di Medellin. Nel pomeriggio sono salito con la cabinovia fino al Parco Arvi, un parco naturalistico in montagna a circa 2500 slm. In questo modo ho potuto vedere i sobborghi che si arrampicano sui rilievi scoscesi e respirare un po’ di aria buona. Questa città ha un’anima forte e io mi sto addentrando nel caloroso sangue sudamericano. Purtroppo l’aria condizionata ha sortito i suoi effetti ed ora devo fare i conti con il raffreddore.

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